Dicono di lui che la leggerezza del mare sia solo dei suoi quadri, ma la gravezza pure. Dicono di lui che l’altra faccia della luna sia il suo orto e che ci crescano solo melagrane. Qualcuno si ricorda che lui è stato sempre così: coltiva le nuvole. Quei dipinti di Crostelli sembrano così incontrovertibili da diventare opere per un pubblico che sempre più s’allontana dall’arte, e vi ritorna per piacere e per gioco.
Il raggio d’azione su cui si muove l’artista Andrea Crostelli è piuttosto vasto e complesso. Egli si sposta da un soggetto all’altro con estrema disinvoltura, da una tecnica all’altra con naturalezza disarmante. Il figurativo, l’informale, l’astratto e tante altre correnti artistiche sembrano averlo attraversato senza aver lasciato segni evidenti, perché tutto Crostelli stravolge e, dimentico del tutto, si lascia guidare dall’amore, solo dall’amore e dalla forza a trazione anteriore che questi possiede. Spinto “oltre”, oltre il tangibile, oltre se stesso, non gli resta che vagare.
Nella pittura egli può sentirsi veramente uomo, perché può far ascoltare il suo grido senza violentare il prossimo, senza che la sua fragilità lo sbatta in un angolo. Egli usa un segno delicato che ha grande energia. E l’energia muove il mondo. Legati ai nudi femminili di Andrea Crostelli ci sono embrioni di “figure umane”: un misto di uccelli, pesci, persone, le stesse che ritroviamo anche all’esterno come compagni fedeli per l’esistenza. Le pulcinelle di mare che attorniano queste donne pensierose, riflessive, assorte partecipano compassionevoli ai loro disagi animando silenzi pesanti con un fare leggero, giocoso, comprensivo.