Mostra personale dell'artista anconetana Lucia Lacopo, che ritorna ad esporre a Jesi dopo circa trent'anni, scegliendo la prestigiosa sede di #palazzobisaccioni per esporre le proprie opere.
La mostra sarà visitabile dall’8 al 26 dicembre 2017 negli orari 9.30-13.00/15.30-19.30. Chiuso il 25 dicembre.
Palazzo Bisaccioni, P.zza Colocci n. 4, Jesi (AN) Tel. 0731207523
Walter Angelici,docente di Discipline Pittoriche, scrive della mostra:
Girasoli arsi dalla sete, attendono una mano pietosa che ponga fine alle loro sofferenze, recidendoli o versando acqua. Uomini e donne, spinti al limitare della storia in rappresentazioni pittoriche che evocano gli sguardi aerei di battaglie, fitte di particolari stordenti, con precisione lenticolare del visionario Altdorfer che assiste, muto e algido testimone, al dipanarsi della Storia, poco importa se presente o passata.
Storia della battaglia di Alessandro che ha gli stessi caratteri di rappresentazione biblica da Esodo, quelle marce interminabili che videro persino spalancare le voragini del mar Rosso per poi serrarsi come liquido sepolcro sugli Egiziani, che testardamente vollero inseguire Mosè; fughe disperate, identiche a quelle odierne ricomposte dentro i nostri schermi televisivi e poi forse riproposte in pittura da Lucia Lacopo: Kossovo, Siria, Ex-Jugoslavia, la storia che non fa sconti a nessuno, che non muta mai.La terribile storia dell’uomo di cui l’arte rappresenta una testimonianza e al contempo tenta un riscatto. I suoi lavori sono pieni di una pietà umana che mai cede al tono patetico.
Il suo sguardo è commosso ma mai diviene sentimentale. Che si tratti di fiori o di esseri umani oppure oggetti, poco importa: è tanto presente nella sua pittura questa sua umanissima partecipazione al soffrire al punto da chiedersi se esista un legame con il citato libro della Sontag. Sarebbe semplicissimo scivolare e cadere da un filo così teso.
Il riscatto arriva dalla sua scelta: materiale documentario, foto, ricordi privatissimi oppure sensazioni, per costruire un personale almanacco, un percorso visivo che ha l’identica, preziosa necessità di un diario intimo. Fatto, come tutti i veri diari, unicamente per autentico bisogno di comunicare, avendo cura di farlo tornare nel fondo di un cassetto, meglio se con chiave. La stessa qualità dei piccoli fiori selvatici, che nascono e appassiscono regalando la loro bellezza- preclusa ad anima viva- agli uccelli di passo, ai ramarri, ai calcinati muri di una casa abbandonata in cui un tempo i bambini hanno giocato, poi divenuti uomini e donne, sorriso e pianto attraverso il mutare delle stagioni e della vita.